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  • Paola Crusiz

OK PALM FREE MA...


L'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e la Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU), attraverso i Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana (LARN), consigliano una quota giornaliera di acidi grassi saturi, comunemente riscontrabili in prodotti di origine animale come il burro,il lardo, la carne rossa, le uova ma anche nell'olio di palma, che non superi il 10% delle calorie assunte.

In Italia, il 2016 è stato l'anno della lotta per limitare l'uso dell'olio di palma e ha portato ottimi risultati. Fino a un anno fa questo grasso era utilizzato in numerose preparazione industriali (IN PARTICOLARE NEI CIBI BIOLOGICI, VEGETARIANI O VEGAN) come biscotti, fette biscottate, creme alle nocciole, merendine, cracker, piatti pronti, carni e pesci pre-impanati, gelati, latte in polvere per neonati, biscotti per l'infanzia (CIBI CHE SONO CONSUMATI PREVALENTEMENTE DAI BAMBINI!). Ad oggi, ovviamente, non è scomparso dal mercato ma, semplicemente, l'offerta di prodotti palm free è aumentata e ora possiamo trovare gli stessi prodotti con olio di girasole, oliva, arachide ma anche colza e cocco, quest'ultimi non propriamente salutari. L'olio di cocco infatti è molto ricco di acidi grassi saturi 86.8% e l'olio di colza contiene l’acido erucico, un lipide cardiotossico, che a livello di salute comporterebbe effetti negativi sulla crescita e disturbi a carico del fegato, oltre che del cuore. Qui vorrei aggiungere una piccola parentesi perchè l'olio di colza* è un olio vegetale molto dibattuto che in generale in Italia non viene utilizzato per l'alimentazione domestica come singolo prodotto, cosa che invece avviene con l'olio extravergine e con altri oli vegetali. La presenza nei preparati industriali di oli non propriamente salutari, si nascondeva dietro la dicitura generica di "oli e grassi vegetali" presente sulla margarina e su altri prodotti alimentari industriali, un po' come avveniva nel caso dell'olio di palma Con l'entrata in vigore dell' Reg. UE 1169/2011 PERO' DIVENTA OBBLIGATORIO RIPORTARE IN ETICHETTA IL TIPO DI GRASSO O OLIO VEGETALE CONTENUTO.

Il 23 novembre sul British Medical Journal è stato pubblicato uno studio che conferma ulteriormente come l’assunzione eccessiva di acidi grassi saturi sia correlata a un aumento del rischio cardiovascolare, in particolare di infarto miocardico e ischemia coronarica (occlusione o restringimento delle arterie che portano sangue al cuore), nonchè sia un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie cronico-degenerative.

Le raccomandazioni degli esperti invitano quindi a sostituire, dove possibile, i grassi saturi con altre fonti di energia.

Per comprendere l'importanza di queste raccomandazioni è stato elaborato un piccolo calcolo: prendiamo in considerazione le stesse quantità di biscotti per la prima colazione, una cotoletta pre-impanata per il pranzo e una merendina per la merenda (pasto di un bambino) con e senza olio di palma. Sostituendo il grasso tropicale con olio di girasole, mais, oliva e colza, la quantità di grassi saturi diminuisce di quasi il 70% . Quindi ribadisco l'importanza di leggere le etichette per un consumo consapevole degli alimenti e per non sottovalutare l'importanza delle nostre scelte in tavola come forma di prevenzione *.

*L'olio di colza è un olio vegetale ad uso alimentare e industriale prodotto dai semi della colza (Brassica napus), una pianta dai fiori di colore giallo acceso. Gli esperti hanno lavorarato per ottenere una varietà di colza a basso contenuto di acido erucico: è un prodotto OGM!

Da questa nuova varietà di colza, nasce l'olio ribattezzato come canola oil o olio di canola. In questo modo si riapre la strada della diffusione dell'impiego dell'olio di colza nell'alimentazione. Tra gli scaffali si possono trovare prodotti alimentari confezionati, anche biologici, che hanno deciso di sostituire l'olio di palma con l'olio di canola.


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