L’olio extravergine d’oliva (EVOO: Extra virgin olive oil) di marchio tutto italiano, intenso come olive prodotte e raccolte in Italia e lavorate e imbottigliate in Italia, è uno dei prodotti di cui dovremmo andar più fieri. La nostra terra ha un’ampissima varietà di cultivar di olive (tipi di olive diverse) che permette di ottenere prodotti con spiccate differenze organolettiche, che possono incidere sulle proprietà sensoriali e salutistiche del prodotto. Dalle analisi di laboratorio condotte, nel mese di maggio 2015, dalla rivista mensile Test Salvagente su 20 marche di olio extra vergine di oliva venduto sugli scaffali dei supermercati, è risultato che, diversi di questi, presentavano difetti quali : riscaldo, rancido, muffa e umidità; gli stessi dichiaravo in etichetta di essere di categoria extra vergine (EVOO: extra VIrgin Olive Oil). Dopo pochi mesi la procura di Torino conferma sia le irregolarità sensoriali che organolettiche e afferma che, per alcuni di questi prodotti, la dicitura EVOO, posta in etichetta, era fraudolenta in quanto il prodotto imbottigliato era un vergine d’oliva e non un extravergine. Ribadisce inoltre la validità della prova organolettica, da affiancare ai test analitici, per stabilire se un olio può essere classificato o meno come extra vergine.
L’etichette, ad oggi, obbligatoriamente riportano:
denominazione di vendita (olio extravergine di oliva);
informazioni sulla categoria dell’olio (“olio d’oliva di categoria superiore ottenuto direttamente dalle olive e unicamente mediante procedimenti meccanici”);
nome o ragione sociale o marchio e sede del produttore o del confezionatore o di un venditore che risiede nella comunità;
sede stabilimento produzione o confezionamento;
volume nominale prodotto. Resta l’obbligo di commercializzare in formati non superiori ai 5L;
Termine minimo di conservazione (“da consumarsi preferibilmente entro”);
lotto “L”
condizioni di conservazione (es. “conservare al riparo dalla luce e lontano da fonti di calore”).
Il Reg. Ce 182/2009 prevede l’obbligo di indicare in etichetta un riferimento dello stato membro, della comunità o del paese terzo nel quale le olive sono state raccolte e dove è situato il frantoio in cui è stato estratto l’olio; l’origine del prodotto deve essere ben evidente.
In realtà nessuno di questi è un parametro che ci permette di capire se siamo di fronte a una frode.
Alcune etichette riportano il valore dell’acidità ma è un parametro analitico facoltativo e, oltretutto, facilmente gestibile con apportune correzioni chimiche. In altri casi ritroviamo il valore dei polifenoli, componente d’importanza salutistica, che può dare un’indicazione sulla bontà dell’EVOO.
In linea di massima un EVOO deve possedere:
Un acidità inferiore o uguale allo 0,8% ( si intende ac.oleico/100g olio).Valori di acidità che tendono al limite superiore spesso indicano problemi insorti durante la filiera produttiva e sono sovente accompagnati da difetti percepibili a livello organolettico (in particolare avvinato, riscaldo, muffa).
Polifenoli totali : è un indice molto importante della qualità dell’olio, sia dal punto di vista organolettico, in quanto i polifenoli conferiscono all’olio le caratteristiche di amaro e piccante, che salutistico, in quanto antiossidanti naturali che proteggono sia l’olio, che le cellule dell’organismo umano dall’ossidazione. Se la quantità totale di polifenoli, è superiore ai 250 mg/1000 g il produttore è autorizzato a utilizzare l'indicazione salutistica: “i polifenoli dell’olio di oliva contribuiscono alla protezione dei lipidi ematici dallo stress ossidativo. L’effetto benefico si ottiene con l’assunzione giornaliera di 20 g di olio d’oliva”.
Numerosi coltivatori e produttori di olio sono concordi nel dire che un EVOO di qualità non può costare meno di 5-7 €/L. Questo è il costo che deve sostenere il produttore per ottenere il prodotto finito senza margine di guadagno.